Pubblicato nel gennaio 2020 con la casa editrice Guida Editori di Napoli è il primo romanzo biografico di Marco Urraro. Presto verrà inserita qui una recensione dell’autore sul libro nel mentre è possibile leggere alcuni passi che l’autore ha tratto dal suo romanzo:
(…) Camminava lungo Via dei Mille. Il puzzo della creolina sparsa lungo i muri era insopportabile e presto si portò il fazzoletto sul viso. Discese, e a grandi falcate entrò nell’androne del palazzo. Tuttavia, prima di entrare, si soffermò un attimo davanti al manifesto affisso sul muro del suo civico dove spiccava l’ordinanza giornaliera del sindaco. “Si fa divieto assoluto…” lesse velocemente “di bere acqua la cui provenienza non sia sicura… di pozzi e cisterne…” e ancora lesse più in basso “si ordina di evacuare le grotte urbane e i fondaci… tutti gli ammalati saranno portati via anche con la forza e rinchiusi nel lazzaretto di Conocchia… il vicolo del presunto ammalato dovrà essere fumigato con zolfo… chi si opporrà verrà denunciato all’autorita giudiziaria…” concluse di leggere Salvatore, poi infilò il portone.
Entrato in casa andò nel suo studio, si sfilò la giacca e si sedette subito allo scrittoio. Quindi fissò per un momento la lettera che doveva completare, prese il pennino e scrisse
“ Caro Peppino, qui la situazione è assai grave. Si calcola che almeno ottantamila persone vivano nelle grotte di Napoli nella miseria più stentata. I bassi, poi, sono attualmente preclusi, anche a noi giornalisti, ridotti ormai a dei ghetti in cui la sofferenza rimane da sola. L’acqua piovana che si raccoglie nei canali scoperti è un ricettacolo di germi, poi considera che gli stessi confluiscono nelle cisterne: si calcola che dei quattromila pozzi artesiani esistenti quasi tutti sono inquinanti dai liquami fognari, mentre l’acqua delle cisterne private non basta più. Considera che quelle poche fogne che esistono a Napoli portano i liquami nella baia, sotto il lungo Caracciolo, dove a sua volta, pescati i molluschi, la popolazione se ne nutre…” Salvatore si interruppe un attimo nello scrivere, poi riprese. “Dicono che Sua Maestà verrà a Napoli accompagnato dal primo ministro sua eccellenza De Pretis, e già si parla di risanamento… Il De Pretis ha detto: bisogna sventrare Napoli, Napoli intanto sta morendo…” quindi posò il pennino e guardò alla finestra, infine si alzò. Si diresse al fonografo, prese una scatola contenente un cilindro musicale e ne pensò velocemente il titolo, Elegie di Jules Massenet. Monto’ il cilindro, quindi diede la corda all’apparecchio, infine abbassò la puntina sul cilindro. Subito il canto del violino si fece udire rassicurante, mentre Salvatore si piazzava davanti la finestra con i pollici al gilet. Ma poco dopo la voce anonima di quel cantante francese si faceva udire tragica e melodiosa, mentre lui contemplava il cielo azzurrino diviso da quello più scuro del mare al di sopra delle creste della Villa Comunale:
Je ne vois plus le ciel blue…
Quindi le lacrime gli vennero agli occhi…
… je n’entends plus…
… Les chants joyeux des diseaux!
(Da Vucchella di Marco Urraro)


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